I templi di Paestum

templi di paestum

Paestum è un’antica città della Magna Grecia chiamata dai fondatori Poseidonia in onore del Dio Poseidone, ma devota a divinità come Atena ed Era. Dopo essere stata conquistata dai Lucani il suo nome venne cambiato in Paistom, poi sotto i romani, il nome della città fu cambiato in Paestum.

Il centro abitato è tutt’oggi ben visibile tra le mura greche, così come modificate in epoca lucana e poi romana.

I templi di Paestum nella preistoria

L’area è stata abitata fin dall’epoca preistorica, infatti sono stati rinvenuti manufatti databili dall’età paleolitica fino all’età del bronzo. Nei pressi di Porta Giustizia, sono stati trovati dei resti di capanne a testimonianza dell’esistenza di un abitato preistorico.

Nell’area del Tempio di Cerere sono emerse attestazioni archeologiche che documentano uno stanziamento di età neolitica: poiché sia la Basilica che il Tempio di Cerere si trovano su due lievi alture – probabilmente in epoca preistorica più accentuate – si può immaginare che fossero occupate da due villaggi, separati da un piccolo torrente che scorreva dove oggi si trova il Foro.

La fondazione

Le notizie che conosciamo sulla fondazione di Poseidonia è costituita da un passo di Strabone, che la mette in relazione con la polis di Sibari. Sulla base dei rilievi archeologici, l’ipotesi più valida sembra essere quella secondo cui la fondazione sarebbe avvenuta in due tempi.

templi

Riscoperta e scavi

Con l’abbandono di Paestum, dell’antica città rimase solo un vago ricordo. In epoca rinascimentale diversi scrittori e poeti citarono Paestum. Si trattava soprattutto di citazioni sulla bellezza e il profumo delle rose pestane che fiorivano due volte in un anno.

Agli inizi del Settecento, si riscontrano accenni eruditi, in opere descrittive del Regno di Napoli, a tre “teatri” o “anfiteatri” posti a poca distanza dal fiume Sele.

La riscoperta dei templi di Paestum

Intorno alla metà del XVII secolo, Carlo di Borbone fece costruire l’attuale SS18, che tranciò l’anfiteatro in due parti, sancendo così la definitiva riscoperta della città antica. Vennero realizzati e pubblicati i primi rilievi, incisioni e stampe che ritraevano i templi di Paestum ed i luoghi, cui si aggiunsero disegni e schizzi degli ammirati visitatori che andavano via via aumentando. Divenne ben presto una tappa obbligata del Grand Tour.

Celebri sono le splendide tavole del Piranesi (1778), del Paoli (1784), del Saint Non (1786). Lo storico dell’arte Winckelmann visitò Paestum nel maggio del 1758 e l’incontro con i templi dorici pestani fu decisivo per la sua interpretazione dell’arte greca come origine dell’arte occidentale. Goethe, che fu a Paestum il 24 marzo del 1787, riconobbe nelle forme imponenti dei templi pestani la confutazione storica del paradigma ideale di una architettura dorica snella ed elegante. Paestum nel 1858, in un suggestivo disegno di W. S. Haseltine.

Inizi 900

Solamente agli inizi del Novecento furono intrapresi i primi scavi per riportare in vita i templi di Paestum. Tra il 1907 e 1914 indagini archeologiche, guidate dallo Spinazzola, interessarono l’area della “Basilica” spingendosi in direzione del Foro. Tra il 1925 e il 1938 si completarono gli scavi del Foro con l’individuazione del cosiddetto “Tempio della Pace”, del comitium, della via di Porta Marina, e dell’anfiteatro. Si intensificarono le ricerche intorno al Tempio di Cerere. Venne completato lo scavo delle mura, e restaurate con criteri discutibili, e vennero individuate le cosiddette Porta Marina e Porta Giustizia. 22 settembre 1943 – Una compagnia dell’esercito statunitense ha installato l’ufficio di ricetrasmissione nel Tempio di Nettuno.

Lo sbarco alleato

Il 9 settembre 1943 Paestum fu interessata dalle attività marine delle forze alleate, a seguito dello sbarco a Salerno. Dopo la II Guerra Mondiale gli scavi sistematici della città ebbero forte impulso. Negli anni Cinquanta si approfondirono le indagini delle aree intorno ai templi, portando al recupero delle stipi votive della “Basilica” e del “Tempio di Nettuno”; il “Tempio di Cerere” venne liberato dalle superfetazioni più tarde.

Nel luglio del 1954 si scoprì il sacello sotterraneo. Più recente fu l’individuazione delle insulae ad ovest della Via Sacra, consentendo di comprendere alcuni elementi dell’abitato della città antica, del suo impianto urbanistico e del suo sviluppo edilizio.

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, vennero scavate sistematicamente le numerose e ricchissime necropoli di Paestum. Permettendo il recupero non solo di opere straordinarie e uniche, come la Tomba del Tuffatore, ma anche dei corredi funerari e le ceramiche di produzione locale.

A partire dal 1988, grazie a finanziamenti erogati nell’ambito del progetto F.I.O. e ai fondi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Piano Pluriennale per l’Archeologia (2000-2002) e, infine, alle risorse comunitarie del Programma Operativo Regionale (P.O.R. Campania 2000-2006), la Soprintendenza ha potuto attivare un piano organico di interventi di scavo, restauro e messa in valore dei monumenti della città antica del Cilento.

Fonte: Wikipedia