Trovare scritti sul Cilento oggi è facilissimo, ma trent’anni fa lo era di meno, figuriamoci nel 1800. Poi se vogliamo calcolare pubblicazioni edite all’estero, allora era un miraggio. Passando per il Cilento è una pubblicazione di Arthus John Strutt ed è una estrapolazione di lettere pubblicate sul libro pedestrian tour in Calabria & Sicily. Le lettere raccontano le giornate dall’autore mentre è in viaggio con il suo amico Jackson nel Mezzogiorno, all’epoca Regno di Napoli.
Nel 1988, una casa editrice cilentana, Galzerano Editore, ne pubblica la parte riguardante il viaggio attraverso il Cilento, da Paestum a Sapri. Ne esce fuori una fotografia dell’epoca, un documento sociologico e culturale sulla vita del Cilento, a dieci anni da una rivolta soffocata dal potere borbonico[1].
Il viaggio dell’autore inizia da Salerno ed è accompagnato dal suo amico e poeta William Guglielmo Jackson, si reca prima a Paestum per visitare le rovine dell’antica città greca, e oltrepassare la cittadina pestana, definita all’epoca come una sorta di colonne d’Ercole del Regno di Napoli.
Il loro bagaglio era composto da un sacco da montagna dove all’interno vi erano un album da disegno, carta da lettere e indumenti essenziali. Armati di un bastone con punta ferrata per difendersi ed aiutarsi lungo il cammino.
Di Salerno dice che è graziosa, città di mare con il suo golfo come Napoli. Sono passati per Nocera e Cava, di quest’ultima ha un bel ricordo paragonandola a Bologna per via dei suoi portici. A pranzo il loro padrone di casa si divertiva a raccontare storie di briganti, molto comuni da quelle parti.
Partiti in direzione di Paestum, per strada non poterono far a meno di notare le varie carrozze che andavano in direzione di Salerno armate di fucili. La strada per Paestum era lunga e tediosa per le varie pianure che attraversava. A Paestum incontra un pastore definito pittoresco per via del suo abbigliamento, che non potè fare a meno di ritrarlo. Indossava un maglia blu e pantaloni verdi e un giubbotto di pecora e ai piedi delle scarpe di cuoio.
Quello di Nettuno è senza dubbio il più perfetto e quello che colpisce di più […]
Così Strutt definisce il maestoso tempio, tanto rapito dalla sua bellezza da non poter fare a meno di ritrarlo. Qui si imbatte in un funzionario del Regno di Napoli che chiede loro se fossero in possesso del permesso per poter disegnare la pianta. L’autore, confessando la mancanza di tale documento, scopri che bastava una mancia per poter continuare a disegnare indisturbato le bellezze dell’area.
Partiti da Paestum in direzione Castellabate, fu sconsigliato loro di sostare ad Agropoli.
I suoi abitanti sono di origine saracena e non godono di buona reputazione tra i loro vicini.
A Castellabate, vengono indirizzati da un signorotto del posto a casa di un tale Pasquale Guercio, pescatore. Qui dividono l’alloggio con il padrone ed il fratello. La mattina successiva il signor Guercio informò i due giovani che il barone Perrotti aveva saputo del loro arrivo e voleva incontrarli.
Agli ospiti il barone, fece servire un menù da favola: zuppe, salumi locali, acciughe, polli arrosto, i fichi del Cilento. L’Inghilterra fu al centro dei loro discorsi, tra ferrovie, locomotive e tanti ritrovati della tecnologia dell’epoca.
A Pioppi scrive che non fu facile trovare da mangiare e dormire. Riusciti ad accasarsi, ricorda che la cena servita era composta da un piatto di maccheroni e di un quarto di agnello. Dopo cena il padrone di casa li accompagnò alla loro stanza in una casa nobiliare di proprietà di una famiglia nobiliare estinta.
Insomma, nelle sue lettere scritte lungo tutto l’itinerario cilentano, spedite dai vari luoghi toccati, Strutt ci descrive dei paesi, della gente e tanto altro. Il libro è una scoperta storica, una sorta di macchina del tempo che ci porta indietro nel Cilento di un secolo e mezzo fa, visto con gli occhi di uno straniero. Il giovane scrittore descrive la bellezza dei luoghi e delle donne, dell’ospitalità ricevuta, ma anche la fame patita, della miseria e l’arretratezza sociale ed economica.
Un viaggio a piedi, oggi, quasi impensabile, anche se nel 2014 una ragazza è partita da Palermo e per sette mesi ha letteralmente camminato per l’italia fino fino al lago di Como. Ma centosettant’anni fa era forse l’unico modo per conoscere popoli, paesi. Un libro-documento vivace, coinvolgente e interessante sul Cilento e sulla gente cilentana. Un libro attuale e sorprendente, ancora oggi.
- Galzerano editore